La professoressa marziana di Lloyd Biggle jr. – 1966 by Mercury Press Inc.
La signorina Mildred Boltz giunse le mani ed esclamò:
— Che bella scuola!
Nel mattino luminoso, l’edificio appariva come un’oasi biancoceleste, posato come una gemma in mezzo alla selva di grattacieli anonimi, di cupole, di guglie che formavano il complesso metropolitano.
La signorina Boltz, però, modificò presto il proprio giudizio. A un esame più attento, l’edificio scolastico a forma di scatola appariva goffo e sgraziato, e soltanto il colore ne riscattava la bruttezza.
Il conducente dell’aeromezzo, che brontolava tra sé perché aveva infilato una corsia sbagliata perdendo il proprio turno, si voltò dicendo: —Come avete detto?
— La scuola — disse la signorina Boltz. — Che bella tinta.
L’aerocar arrivò a un incrocio, girò e si avviò lungo la corsia giusta. Soltanto allora il conducente tornò a occuparsi della signorina Boltz. —Ho sentito parlare di scuole, e anzi mi pare che un tempo ne esistessero nelle province occidentali. Ma quel palazzo non è una scuola.
La signorina Boltz incontrò lo sguardo serio dell’autista, si confuse, e sperò di non diventare rossa. Alla sua età, non era certo il caso di arrossire. Disse: — Temo di non avere capito bene. Credevo che fosse…
— Sì, signora. E’ l’indirizzo che mi avete dato.
— Ma allora è una scuola! Io sono un’insegnante, e sono venuta appunto per prendere servizio nella scuola.
L’altro scrollò la testa. —No, signora. Qui non ci sono scuole.
Il mezzo iniziò la discesa in modo così brusco che la signorina Boltz fu costretta a interrompere le proprie proteste per aggrapparsi alla maniglia di sicurezza. Finalmente l’aerocar si posò nella zona riservata al parcheggio e l’autista aprì lo sportello. Lei pagò e scese con aria dignitosa, tipica delle professoresse di mezza età. Avrebbe voluto approfondire la strana affermazione del tassista sulle scuole, ma temeva di arrivare in ritardo. D’altronde, se quell’edificio non era una scuola, che cosa poteva essere?
Aggirandosi nel labirinto di corridoi contrassegnati da lettere, la signorina Boltz, ogni volta che svoltava, aveva l’impressione di infilare una direzione sbagliata. Finalmente, innervosita e ansimante, arrivò a destinazione. La segretaria prese nota del suo nome, e le disse, con aria severa:
— Il dottor Wilbings vi sta aspettando. Entrate pure.
Sulla porta dell’ufficio, una targa annunciava a grosse lettere: ROGER A. WILBINGS. ISPETTORE CENTRALE DEL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE. La signorina Boltz ebbe un attimo d’esitazione, e la segretaria le ripeté: — Andate pure avanti.
— Grazie — disse lei, spingendo la porta.
Il funzionario, seduto dietro la scrivania sistemata in mezzo alla stanza, l’aspettava con espressione impenetrabile. La signorina Boltz avanzò sbattendo nervosamente le palpebre, e rimpianse di non essersi messa, quel mattino, le lenti a contatto. Il dottor Wilbings, intanto, continuava a esaminare le carte che ingombravano la scrivania, e, senza degnarsi di alzare lo sguardo, le fece cenno di sedersi. La signorina Boltz fece qualche passo come se fosse in equilibrio su una fune, e si sedette.
—Un momento, prego —disse il funzionario.
La signorina Boltz cercò di rilassarsi. In fondo non era un’insegnante alle prime armi, di quelle appena uscite dall’università e alla ricerca disperata di un posto. Aveva venticinque anni di anzianità e veniva dall’ispettore solo per parlare del proprio trasferimento.
Il dottor Wilbings raccolse le carte sparse sulla scrivania, le riunì assieme e le infilò in un raccoglitore. — Signorina… ah, sì, signorina Boltz — disse. L’aspetto stranamente sofisticato dell’ispettore centrale affascinava la signorina Boltz. Il funzionario infatti portava gli occhiali, i quali erano ormai caduti in disuso da anni, e sul labbro superiore aveva un paio di baffetti come se ne vedevano solo nei vecchi film. Teneva la testa protesa in avanti e leggermente piegata da un lato, e la guardava al di sopra della lunga curva del naso.
A un tratto, dopo una breve esitazione, si rimise a cercare tra le carte della scrivania. — Ho esaminato il vostro fascicolo, signorina… sì, signorina Boltz. — Respinse, con impazienza, il raccoglitore. — Come consiglio personale, vi suggerisco di presentare subito la domanda per essere collocata a riposo. La mia segretaria vi dirà che documenti dovete presentare. Buongiorno.
Quell’attacco imprevisto tolse di colpo ogni nervosismo alla signorina Boltz. Disse con calma: — Apprezzo il vostro interessamento, dottor Wilbings, ma non ho la minima intenzione di andare in pensione. Sono venuta per parlare del mio trasferimento.
— Cara signorina Boltz! —L’ispettore centrale aveva deciso di mostrarsi gentile. Ma la sua espressione era goffa, a metà tra il sorriso benevolo e il ghigno di scherno. — Mi preoccupo unicamente nel vostro interesse. Mi rendo conto che andando in pensione adesso, voi siete soggetta a un certo… danno economico, ma, date le circostanze, farò in modo che il trattamento sia particolarmente favorevole. Lasciando il servizio, d’altronde, sarete libera di fare ciò che più vi piace, tenuto conto che non… — s’interruppe, battendo ritmicamente un dito sul tavolo — che non siete adatta all’insegnamento. Per quanto l’idea possa sembrarvi ingrata, tuttavia è la pura verità, e prima ve ne renderete conto, meglio…
In quel momento, la signorina Boltz non riuscì più a frenarsi, e scoppiò a ridere. L’ispettore, irritato, s’interruppe e rimase a guardarla, sbalordito.
— Scusate — disse lei, asciugandosi gli occhi. — Insegno da venticinque anni e, come potrete vedere dalla mia cartella personale, sono una buona insegnante. Insegnare è la mia vita, mi piace farlo ed è tardi ormai per dirmi che non sono adatta a fare il mio lavoro.
— Insegnare è una professione per giovani, e voi siete prossima alla cinquantina. Inoltre, dobbiamo tenere conto del vostro stato di salute.
— Che è perfetto — disse lei. — Ho sofferto, come quasi tutti i coloni di Marte, di un cancro al polmone dovuto alla polvere del pianeta, ma ne sono guarita perfettamente.
— A quanto risulta dalla vostra cartella, ne siete stata affetta per ben quattro volte.
— Ne ho sofferto per quattro volte e per quattro volte sono guarita. Sono ritornata sulla Terra solo perché i medici hanno detto che ero particolarmente sensibile al cancro di Marte.
— Avete insegnato su Marte… — il funzionario fece un gesto sprezzante. — Non avete praticato la professione in altre sedi, e la vostra specializzazione è, del resto, limitata all’insegnamento su quel pianeta. In questi ultimi tempi c’è stata una vera rivoluzione nei metodi di insegnamento, e vi assicuro che voi, signorina Boltz, siete assolutamente superata. — Il dottor Wilbings riprese a tamburellare sulla scrivania. — Insomma: non siete adatta all’insegnamento. O almeno, non in questo paese.
La signorina Boltz disse, con fermezza: — Intendete rispettare il mio contratto o devo ricorrere alle vie legali?
Il funzionario scrollò le spalle, e riprese in mano la cartella personale della signorina Boltz. — Lingua inglese, parlata e scritta, quarto anno. Immagino che siate in grado di svolgere questo corso.
— Sì.
— Le lezioni avranno luogo da lunedì a venerdì. Dalle dieci e un quarto alle undici e un quarto.
— Non mi interessa l’insegnamento con orario ridotto.
— L’orario è pieno.
— Cinque ore settimanali?
— Occorrono quaranta ore settimanali di preparazione. E per voi, probabilmente, ce ne vorranno molte di più.
— Capisco — disse lei. Non era mai stata tanto sconvolta.
— Le lezioni avranno inizio lunedì prossimo. Vi riserverò uno studio e combinerò immediatamente un incontro con i tecnici.
— Uno… studio?
— Uno studio — nella voce dell’ispettore c’era una nota di maligna soddisfazione.
— Fate conto, all’incirca, di avere quarantamila allievi.
Il funzionario prese da un cassetto due libri: un ponderoso volume: «TECNICA E PROCEDIMENTO DELL’INSEGNAMENTO ALLA TV», e l’altro un corso di inglese a dispense. —In questi due volumi troverete tutte le spiegazioni che vi occorrono — disse.
La signorina Boltz balbettò: — Insegnamento alla TV? Ma allora i miei allievi seguiranno i corsi alla TV?
— Naturalmente!
— Ma io non li vedrò mai!
— Loro vedranno voi, signorina Boltz. E’ più che sufficiente.
— E i compiti?
Il funzionario la guardò severamente: — Non ci saranno né compiti né esami. Su Marte, secondo un sistema pedagogico ormai più che superato, dovevate ancora ricorrere a compiti ed esami per costringere gli allievi a studiare, ma abbiamo fatto dei passi da gigante in campo educativo. Se credete di dover imbottire il cranio dei vostri allievi a forza di compiti e di esami, toglietevelo dalla testa. Sono sistemi tipici di un metodo di insegnamento che noi proibiremmo, se fosse possibile farlo.
— Ma se non ci sono né esami né compiti, e se non vedo mai i miei allievi, come posso valutare i risultati del mio insegnamento?
— In quanto a questo, abbiamo un nostro metodo. Ogni due settimane riceverete un indice Trendex. C’è altro?
— Ancora una cosa. — Lei sorrise debolmente. — Vi dispiacerebbe dirmi perché la mia presenza vi dà tanto fastidio?
— Ve lo dico subito — disse il funzionario, con aria indifferente. — Voi purtroppo avete in mano un contratto che noi dobbiamo rispettare, per quanto siamo sicuri, fin d’ora, che non sarete in grado dì svolgere bene l’incarico. Quando darete le dimissioni, noi dovremo trovare, a metà dell’anno, un sostituto, e, per di più, quarantamila studenti avranno ricevuto almeno per alcune settimane un insegnamento insufficiente. Capirete, quindi, perché abbiamo tentato di persuadervi ad andare subito a riposo. Se prima di lunedì avrete cambiato idea, posso assicurarvi che riceverete il trattamento più favorevole. In caso contrario, tenete presente che è nostro pieno diritto collocare a riposo d’ufficio un’insegnante incompetente.
La segretaria del dottor Wilbings le comunicò il numero di una stanza. — Questo è il vostro ufficio — le disse. — Aspettate lì. Manderò qualcuno.
La stanza era piccola, arredata con una scrivania, uno scaffale, uno schedario, una cineteca e una macchina per microfilm. Una stretta finestra guardava su un muro punteggiato da altre finestre, tutte egualmente strette. Sulla parete di fronte alla scrivania, c’era un grosso schermo TV. Era il primo ufficio di cui disponeva la signorina Boltz. L’insegnante si sedette alla scrivania, e si sentì molto sola, molto demoralizzata, un po’ intimidita.
Il telefono suonò. Dopo una ricerca affannosa, la signorina Boltz finalmente scovò l’apparecchio, che era nascosto da un pannello sul piano della scrivania. Nel frattempo però il telefono aveva smesso di suonare. Allora lei esaminò più attentamente la scrivania e scoprì un altro pannello che nascondeva i comandi della TV. C’erano quattro manopole, ognuna numerata dallo zero al nove. Provò diverse combinazioni, ma ogni volta si trovò di fronte allo schermo bianco. Finalmente fece lo 0001, e sullo schermo apparve la scritta:
LE LEZIONI AVRANNO INIZIO LUNEDI’ 9SETTEMBRE. LE ISCRIZIONI SONO APERTE. PER RICEVERE LE SCHEDE DI GRADIMENTO DOVETE EFFETTUARE L’ISCRIZIONE.
Qualcuno bussò alla porta, e nell’ufficio entrò un impiegato sulla cinquantina, i capelli grigi, che si presentò come Jim Pargrin, capo tecnico. Si sedette di fianco alla scrivania, e le sorrise. — Temevo che vi foste persa. Vi ho chiamata al telefono, ma nessuno ha risposto.
— Avete riappeso prima che io fossi riuscita a trovare l’apparecchio — disse la signorina Boltz.
Il tecnico sorrise, poi disse, serio: — Dunque, siete voi la marziana. Sapete che cosa dovete affrontare?
— Vi hanno mandato per farmi paura?
— Non faccio paura a nessuno, tranne che ai tecnici alle prime armi. Mi chiedevo soltanto… be’, lasciamo perdere. Andiamo nello studio.
I due attraversarono la lunga serie di uffici che si affacciavano sul corridoio da una grande vetrata e che ricordarono alla signorina Boltz l’acquario di Marte dove un tempo accompagnava i propri studenti perché potessero vedere le varie forme di vita marina esistenti sulla Terra.
Pargrin aprì una porta, e le consegnò la chiave. — Sei-quattro-tre-nove. E’ un po’ lontano dal vostro ufficio, ma per lo meno è sullo stesso piano.
Un orrendo tavolo nero con tozze gambe metalliche, una stretta lavagna, la telecamera che dominava la scena dalla parete opposta, e accanto, un monitor. Pargrin toccò una manopola sul quadro dei comandi, e subito si accese una luce accecante. — Siccome insegnate inglese, ritengo che
non abbiate bisogno di un’attrezzatura speciale — disse.
— Vedete questi tasti? Premendo il numero uno, inquadrate la cattedra, la lavagna e lo spazio delimitato dalla linea del pavimento. Il due inquadra solo la cattedra. Il tre solo la lavagna. Pronti?
— Ma, non capisco!
Lui girò una manopola. —Guardate.
Il monitor si accese e la signorina Boltz si trovò a fissare una figura femminile, tarchiata, di mezz’età, che la fissava di rimando, e pensò che lo schermo l’invecchiava terribilmente. L’abito che indossava, visto in TV, sembrava particolarmente infelice.
La faccia era di un biancore impressionante. Avrebbe dovuto restare di più sul ponte, durante il viaggio di ritorno da Marte, pensò la signorina Boltz.
— Provate con il due — le suggerì Pargrin.
Lei si sedette alla cattedra. e premette il tasto due. La telecamera si spostò, e lei, con un brivido, contemplò sullo schermo il suo primo piano. Toccò il numero tre e si vide davanti alla lavagna. Anche questa inquadratura era decisamente malriuscita.
Pargrin staccò la telecamera, e richiuse i comandi. —Il pulsante di controllo è vicino alla porta — disse. — Se alle dieci e quindici non avrete premuto quel tasto, la vostra lezione verrà automaticamente tolta dal programma. Ricordatevi anche di lasciare lo studio appena la lezione è finita, cioè alle undici e quindici, in modo che l’altro insegnante possa prepararsi per la lezione delle undici e trenta. Prima di andarvene, abbiate la cortesia di cancellare la lavagna e di lasciare tutto in ordine. Il cancellino è nel cassetto della cattedra. Chiaro?
— Mi pare di sì — disse lei. — Vorrei solo che mi spiegaste come faccio a insegnare l’inglese, senza avere la possibilità di sentire gli allievi mentre parlano o leggono quello che hanno scritto.
Pargrin non rispose, e rimase silenzioso lungo tutto il corridoio. — So che cosa volete dire — disse, infine, quando rientrarono nell’ufficio della signorina Boltz. —Quando ero ragazzo, le cose andavano diversamente. La TV la guardavo solo se i genitori me lo permettevano, e andavo a scuola regolarmente con gli altri ragazzi della mia età. Adesso tutto è cambiato, e a quanto pare i nuovi sistemi funzionano bene. Almeno, così dicono i responsabili. A ogni modo, vi auguro buona fortuna.
La signorina Boltz si risedette alla scrivania tutta pensosa e aprì il libro « TECNICHE E PROCEDIMENTO DELL’INSEGNAMENTO ALLA TV ».
Alle dieci e cinque del lunedì mattina, la signorina Boltz premette il pulsante di preavviso del suo studio TV. Sul monitor si accese, in risposta, una spia bianca. La signorina si sedette alla cattedra e, dopo aver premuto il tasto due, intrecciò le mani e rimase in attesa.
Alle dieci e un quarto in punto, la spia bianca divenne rossa, e dal monitor la sua immagine la fissò con aria di disapprovazione. — Buongiorno — disse lei. — Questa è la lezione d’inglese per il quarto anno, e io sono Mildred Boltz.
Aveva deciso, durante quella prima ora di lezione, di fare una presentazione di sè stessa. Anche se lei era destinata a non conoscere mai di persona i suoi quarantamila allievi, tuttavia riteneva suo dovere farsi conoscere da loro.
In quella prima ora, dunque, parlò dei suoi anni di insegnamento su Marte, quando gli studenti andavano a scuola in gruppo e c’erano classi di venti, venticinque allievi, che si riunivano in un’aula per ascoltare la sua lezione. Parlò dei primi tempi, quando gli allievi che volevano uscire all’aperto, fuori della cupola protettiva, per la ricreazione, dovevano infilarsi le maschere per poter respirare. Raccontò delle gite scolastiche, a cui partecipavano gli allievi di una sola classe o a volte dell’intero istituto, e durante le quali si facevano ricerche sulla flora, sulle rocce, e sulla configurazione del suolo marziano. Parlò anche delle domande che i suoi allievi marziani erano soliti rivolgerle a proposito della Terra.
I minuti scorrevano lentamente, e la signorina Boltz si sentiva quasi prigioniera dell’occhio implacabile della telecamera. Sul monitor la sua immagine prese un’aria smarrita e infelice. Non aveva mai pensato che l’insegnamento potesse essere tanto faticoso.
Finalmente l’ora finì. Lei sorrise debolmente, e dal monitor le rispose un sorriso spettrale. — Ci rivediamo domani — disse. — Buongiorno a tutti.
La spia rossa si spense, e si riaccese quella bianca. La signorina Boltz diede un’ultima occhiata timorosa alla telecamera e uscì.
Mentre era seduta alla scrivania e lottava per trattenere le lacrime, arrivò Jim Pargrin.
— Che c’è che non va? —le domandò.
— Sarebbe stato meglio che io fossi rimasta su Marte.
— Ma perché? Avete cominciato magnificamente.
— Non mi sembra proprio.
— Ma sì — disse lui, e sorrise. — Stamane, durante gli ultimi dieci minuti, abbiamo preso un Trendex della vostra lezione. Con questo sistema controlliamo il tasso di ascolto e verifichiamo l’interesse che incontra il nuovo professore. Wilbings ha voluto assistere personalmente al Trendex, e credo che abbia avuto una delusione — sorrise maliziosamente. — Il sondaggio è stato di un’unità al di sotto del cento, il che, praticamente, significa il massimo.
Pargrin se ne andò prima che lei avesse il tempo di dirgli grazie. La signorina Boltz, tutta felice, si mise a preparare la lezione successiva e cominciò a dare un’occhiata al piano di studio per il quarto anno.
Non trovò niente da obiettare allo schema generale, vasto, ben fatto e nello stesso tempo razionale. Ma i testi proposti erano addirittura incredibili.
«Opera teatrale consigliata: Non sposate un elefante, di H.N. Varga, farsa assai divertente.»
Lei cancellò il titolo con un tratto deciso di penna, e scrisse in margine: «W. Shakespeare, Il mercante di Venezia ». Successivamente sostituì a « Gualdrappe e pistole », un racconto western di Percival Olivier, «Le due città» di Dickens. Non trovò citata, tra i testi proposti dal programma, nessuna poesia, e provvide a inserirne qualcuna. Quindi continuò a modificare il programma senza la minima incertezza dato che il manuale per l’insegnamento alla TV diceva appunto che andava incoraggiata l’originalità, negli insegnanti.
Il mattino dopo, mentre percorreva il corridoio, diretta al suo studio, era assolutamente tranquilla.
In quel vasto e freddo edificio, nella solitudine del suo ufficio la signorina Boltz si sentiva così depressa, che decise di preparare le lezioni a casa. Solo a metà della terza settimana scoprì il modo di arrivare al decimo piano dove, secondo la guida, doveva esserci un bar. Mentre aspettava il suo turno, in mezzo ai professori giovani che la circondavano in silenzio, ebbe l’impressione di essere addirittura preistorica, una specie di pezzo da museo.
Qualcuno le rivolse un cenno di saluto, mentre lei si dirigeva verso un tavolino. Jim Pargrin si alzò e le prese di mano il vassoio. Un giovane l’aiutò a trovare un posto. Dopo tante ore di solitudine, quelle attenzioni la lasciarono senza parola.
— Mio nipote — disse Pargrin. — Lyle Stewart. Insegna fisica. La signorina Boltz, la professoressa che viene da Marte.
Il giovanotto era un tipo bruno, cordiale, con un sorriso aperto. Lei disse che era lieta di conoscerlo. — Siete il primo collega col quale parlo! — disse.
— In generale non esistono rapporti fra noi — ammise Stewart.
— Ma io credo che se ci fosse un po’ di collaborazione…
L’altro scrollò la testa. —Supponete di scoprire un accorgimento che funziona, e che, quindi, il vostro Trendex salga. Gli altri insegnanti lo vengono a sapere, e subito si mettono a seguire le vostre lezioni, cercando di capire la vostra trovata. A vostra volta voi li tenete sotto controllo, scoprite che gli altri sfruttano la vostra tecnica, e naturalmente la cosa non vi fa piacere. In passato si sono avute risse con conseguenze legali più o meno serie, e quindi preferiamo tenere le distanze.
– Come vi trovate, qui?— chiese Pargrin.
— Mi manca molto il contatto con gli allievi — disse la signorina Boltz. — Mi preoccupa il fatto di non conoscerli, di non poterne seguire i progressi.
— Lasciate perdere le astrazioni — disse Stewart, in tono amaro. — La Scuola Nuova, in campo pedagogico, segue questi principi: l’allievo deve essere esposto all’insegnamento che gli si vuole impartire. L’esposizione, chiamiamola così, deve avvenire a casa dell’allievo, nell’ambiente che più gli è consono. In modo che il soggetto assorba tutto ciò che le capacità individuali gli permettono di assorbire. Oltre a questo, non possiamo pretendere altro da lui.
— Ma il ragazzo non si rende conto dei progressi che fa, e quindi non ha nessun incentivo a imparare — obietto la signorina Boltz.
— La Scuola Nuova considera questo del tutto irrilevante. Insomma, si sta cercando di applicare all’insegnamento la tecnica che, usata nella pubblicità, ha ottenuto tanti buoni risultati. Suscitare l’attenzione della gente e indurla a comperare, anche se non ne ha l’intenzione. Nel nostro caso, attrarre l’attenzione dell’allievo e fare sì che impari anche se non ne ha voglia.
— Ma così gli allievi non imparano a vivere con gli altri.
Stewart si strinse nelle spalle. Nella Nuova Scuola, d’altra parte, non esiste il problema della disciplina, non ci sono compiti da correggere, non si presenta il problema del trasporto degli allievi da casa alle sedi scolastiche e viceversa. La cosa non vi persuade?
— Assolutamente no!
— Vi consiglio di tenere per voi la vostra opinione. Aggiungerò che un altro fattore determinante per l’adozione dei nuovi sistemi di insegnamento è il risparmio di denaro che essi comportano. Anziché avere migliaia di costosi edifici scolastici, è sufficiente un unico studio TV. Inoltre si risparmia sugli stipendi degli insegnanti, perché basta un insegnante per varie migliaia di studenti, anziché uno ogni trenta-quaranta allievi. I ragazzi intelligenti impareranno da soli, anche se l’insegnamento è insufficiente, e d’altronde la nostra civiltà non esige di più: pochi elementi ben preparati, in grado di costruire macchine efficienti. Nel corso degli ultimi cento anni, non si sono mai avute tasse scolastiche così basse. — Il professore scostò la sedia. — Lieto di avervi conosciuta, signorina Boltz. Forse potremo diventare amici, dato che voi insegnate inglese e io fisica, e quindi non rischiamo di farci concorrenza. Ora però devo lasciarvi per andare a inventare qualcosa di nuovo, dato che negli ultimi tempi il mio Trendex è calato alquanto.
Lei lo guardò, pensosa, mentre il giovanotto si allontanava. — Mi pare che vostro nipote abbia lavorato troppo e soffra di esaurimento.
— I professori giovani non hanno un contratto come il vostro — disse Pargrin — e possono essere licenziati in tronco. Lyle ha intenzione di passare all’industria l’anno prossimo, e non gli sarà facile trovare un posto.
— Vuole lasciare l’insegnamento? Ma non deve!
— E’ una carriera senza avvenire.
— C’è sempre un avvenire per un buon professore.
Pargrin scrollò la testa. — Guardatevi attorno. Gli insegnanti sono tutti giovani. Resistono finché possono, perché sono pagati bene, ma, a un certo punto, alla buona paga si preferisce la sicurezza dell’impiego. Verrà un giorno in cui più nessuno vorrà fare il professore, e infatti il Ministero sta già facendo esperimenti con lezioni filmate. Si prende un buon professore, si filmano le sue lezioni durante un intero anno scolastico e a questo punto non c’è più bisogno di ricorrere all’opera dell’insegnante. Bastano i film. No, credetemi, l’insegnamento è una carriera senza avvenire. Avete già avuto il vostro Trendex?
— No. Dovevo averlo?
— Ce n’è uno ogni due settimane e li hanno distribuiti appunto ieri.
— Io non l’ho avuto.
Pargrin imprecò sottovoce, poi la guardò con l’aria di chiederle scusa. — Wilbings, quando vuole, è veramente insopportabile — disse. — Crede probabilmente di cogliervi di sorpresa.
— Temo di non capire bene che cosa siano i Trendex.
— Non sono per niente complicati. Ogni due settimane eseguiamo un migliaio di sondaggi sugli allievi del professore. Se tutti i campioni da noi prelevati seguono, come dovrebbero fare, le lezioni assegnate, il Trendex del professore è 100. Se soltanto una metà segue, il Trendex è di cinquanta. Il Trendex di un buon insegnante è all’incirca di 50. Se il Trendex scende al di sotto di 20, il professore viene licenziato per scarso rendimento.
— Dunque i ragazzi seguono le lezioni solo se ne hanno voglia?
— I genitori sono tenuti a procurare gli apparecchi TV — spiegò Pargrin. — E devono controllare che i ragazzi siano presenti durante le ore di lezione, ma non sono tenuti a far sì che i figli seguano una determinata lezione. Altrimenti dovrebbero esercitare una sorveglianza assidua, minuto per minuto, cosa impossibile, come ha riconosciuto anche il tribunale. Non si poteva, d’altronde, neppure costruire degli apparecchi TV che trasmettessero solo su determinati canali. Di conseguenza se una lezione non va, se ne può seguire un’altra. Capirete perciò come sia importante per il professore suscitare l’interesse dell’allievo.
— Capisco. E qual era il mio Trendex?
Pargrin distolse lo sguardo: — Zero.
— Cioè, nessuno ha seguito le mie lezioni? Eppure credevo di aver lavorato bene.
— Il primo giorno li avete interessati, ma poi probabilmente si sono stancati. Sono cose che capitano. Avete seguito le lezioni dei vostri colleghi?
— Santo cielo, no! Ho avuto talmente da fare, che non ci ho neppure pensato.
— Forse Lyle avrà qualche idea da suggerirvi. Gli dirò di venire da voi per la lezione delle due. E poi… be’, poi si vedrà.
Lyle Stewart spiegò alcune carte sulla scrivania. — Eccovi i Trendex — disse. —Dovreste averne una copia.
Lei diede un’occhiata alla lista dei nomi, finché trovò il suo. Boltz Mildred, inglese, quarto anno. Ora, 10,15. Canale 6439. Zero. Media annuale: zero.
— Vediamo un po’ la lezione di Marjorie McMillan delle due. Insegna inglese al quinto anno e ha un Trendex molto alto, 64. Vediamo come se la cava. — Il giovanotto premette i vari tasti.
Alle due in punto, Marjorie McMillan comparve sul video, e la prima impressione dell’inorridita signorina Boltz fu che la professoressa McMillan stesse spogliandosi. Scarpe e calze, infatti, erano posate in bell’ordine, sul pavimento, vicino a lei. L’insegnante in quel momento stava sbottonandosi la camicetta. Alzò gli occhi verso la telecamera.
— Che cosa state a curiosare qui, cari? — tubò. —Credevo di essere sola.
La signorina McMillan era una bionda attraente, che vista di profilo mostrava una serie di curve sensazionali. La bionda sorrise, scrollò la testa, e fece il gesto di ritirarsi.
— Be’, visto che siamo tra amici… — disse poi.
La camicetta sparì, subito seguita dalla gonna, e l’insegnante rimase davanti allo schermo in un provocante due pezzi. La telecamera sottolineò l’oro e il rosso della sua figura mentre la signorina McMillan veniva avanti con passo di danza. Mentre passava, sempre con passo danzante, accanto alla cattedra, premette il tasto che inquadrava la lavagna.
— Ora, carissimi, è tempo. di metterci al lavoro — disse.
— Eccovi la prima frase. —Lesse a voce alta mentre scriveva alla lavagna: — L’uomo… percorreva… la strada… Percorreva, indica l’azione dell’uomo, la strada è il complemento oggetto. Che definizione buffa, vero? Mi seguite?
La signorina Boltz tentò una protesta: — Inglese, per il quinto anno?
— Ieri abbiamo parlato del verbo — diceva la signorina McMillan. — Ve ne ricordate? Scommetto che non mi avete seguito, anzi scommetto che anche adesso non siete affatto attenti.
La signorina Boltz fu sopraffatta dallo sdegno. Sullo schermo, la signorina McMillan aveva slacciato il reggiseno, ma nell’attimo in cui l’indumento stava per cadere, lei lo bloccò appena in tempo.
— Forse, un giorno o l’altro, me lo toglierò davvero. Non vorrete perdere quel momento, vero? Meglio che mi seguiate con attenzione. E adesso torniamo a occuparci di quel brutto complemento oggetto.
La signorina Boltz osservò, con calma: — Mi sembra che vada un po’ fuori argomento.
Stewart spense il televisore. — Il suo Trendex non rimarrà alto per molto tempo — disse. — Appena gli allievi si accorgeranno che non ha la minima intenzione di sfilarsi il reggiseno… Passiamo a quest’altro. Quarto anno di inglese. Stavolta è un professore. Trendex 45.
L’insegnante era un giovanotto di bella presenza, dall’aria sveglia, che si esibì in una serie di imitazioni, e tenne il gesso in equilibrio sul naso. Successivamente passò alla lettura dell’opera «Gualdrappe e pistole» che lesse molto bene, sostenendo successivamente le varie parti, curvandosi dietro la cattedra, fingendo di puntare una pistola immaginaria contro la telecamera, e dando vita a un’interpretazione efficace.
— Ai ragazzi piacerà —disse Stewart. — Può resistere abbastanza bene. E ora vediamo se c’è qualcun altro.
C’era un’insegnante di storia, una donna giovane, dall’aria tranquilla, dotata di notevole talento artistico. Questa insegnante schizzava con rapidità straordinaria caricature su caricature, e teneva desta l’attenzione degli spettatori con una conversazione brillantissima. Successivamente passarono all’ora d’economia, dove l’insegnante faceva continui giochi di prestigio, e infine osservarono due professoresse che si servivano più o meno degli stessi mezzi della signorina McMillan, ma erano scarsamente dotate, e, di conseguenza, il loro Trendex era considerevolmente più basso.
— Questo basterà a darvi un’idea — disse Stewart.
— Certo, un professore che sa soltanto insegnare è notevolmente svantaggiato —disse la signorina Boltz, pensosa. — Ma gli insegnanti che abbiamo visto non insegnano niente ai loro allievi, si limitano a intrattenerli.
Jim Pargrin era rimasto in silenzio durante quel giro d’orizzonte. Alla fine si alzò, e scrollò con solennità la testa grigia. — Interpellerò il tecnico per sentire se può mettervi a disposizione qualche film. Di solito non lo fanno volentieri, perché non abbiamo personale sufficiente, ma spero di ottenere lo stesso qualcosa.
— Grazie — disse la signorina Boltz. — Siete davvero molto gentile. E grazie anche a voi, Lyle, perché vi siete prestato per una causa persa.
— La causa non è persa, finché lavorate — disse il giovane.
I due uomini uscirono assieme, e, dopo che se ne furono andati, la signorina Boltz rimase a lungo a fissare lo schermo TV, chiedendosi per quanto tempo ancora avrebbe continuato a lavorare.
Durante i venticinque anni di permanenza sull’inospitale Marte, aveva sempre sognato di tornare sulla Terra. Aveva sognato di camminare, a piedi scalzi sull’erba verde in mezzo alle piante e ai cespugli, mentre in alto, al posto della vaga trasparenza della cupola atmosferica, avrebbe potuto contemplare lo spazio infinito del cielo azzurro. Lo squallido deserto marziano le aveva sempre fatto ricordare con nostalgia le onde dell’oceano che si rincorrevano fino all’orizzonte.
Adesso che era di nuovo sulla Terra, la signorina Boltz viveva nel complesso urbano degli Stati Orientali, dove gli. edifici immensi incombevano sui parchi minuscoli. Il cielo azzurro era totalmente oscurato dal traffico cittadino, e in quanto all’oceano, era riuscita appena a intravederlo un paio di volte da un mezzo aereo.
Ma comunque, campi, laghi, fiumi e oceani esistevano sulla Terra, e sarebbe bastato andarli a cercare. La signorina Boltz s’era però tuffata immediatamente nel lavoro e aveva dovuto passare ore e ore a cercare esempi, a rivedere nozioni, a ripetere infinite volte la lezione di quell’unica ora di insegnamento, prima di esporsi all’occhio implacabile della telecamera.
E nessuno aveva seguito le sue lezioni. In quelle due prime settimane d’insegnamento, i suoi allievi, uno per uno, l’avevano abbandonata tutti.
Comunque, ignorando la propria umiliazione, la signorina Boltz si mise a preparare la lezione sul «Mercante di Venezia ». Jim Pargrin le venne in aiuto, e assieme riuscirono a raccogliere alcuni brani di ottimi film con varie scene della tragedia.
Lei disse, triste: — Tanto lavoro, e nessuno che lo segue.
— Io lo seguo — disse Pargrin. — Le vostre lezioni mi interessano.
Lo sguardo di Pargrin le ricordò qualcosa a cui da anni non aveva più pensato: quel giovane che era andato ad accompagnarla quando lei era partita per Marte, e che le aveva promesso di raggiungerla appena si fosse laureato in ingegneria. Lui poi, disgraziatamente, era morto in un incidente. Da allora erano passati molti anni, ma la signorina Boltz non aveva mai pensato che l’insegnamento fosse una professione arida, tranne il giorno in cui si era trovata chiusa in quel cubicolo sotto l’occhio della telecamera.
Pargrin, il giorno del secondo Trendex, venne a cercarla. — Ve ne hanno data una copia?
— No — disse lei.
— Ne ho trovato una extra, e ve la manderò.
Poté così constatare che l’indice di Boltz Mildred, inglese, quarto anno, eccetera, era ancora zero.
A questo punto decise di procurarsi in libreria dei manuali per l’insegnamento alla TV. Purtroppo i testi erano ricchi di esempi per gli insegnamenti di per sé adatti ad una presentazione visiva, ma per quanto riguardava l’inglese non erano certo di grande aiuto.
Allora si immerse nella lettura delle riviste di pedagogia, e cercò di approfondire i misteri della Scuola Nuova.
Un giorno arrivò Pargrin con un nuovo Trendex. Lei si sforzò di sorridere: — sempre zero?
— Ecco… stavolta no.
Lei esaminò la scheda, sbatté le palpebre, e tornò a guardare meglio. L’indice era uno, ciò che equivaleva all’uno per mille. Ma allora aveva un allievo! In quel momento la signorina Boltz avrebbe volentieri sacrificato tutti i vantaggi della pensione pur di poter conoscere quell’unico fedele.
— Che cosa credete che faranno? — chiese lei.
— Il vostro contratto è vincolante e Wilbings non agirà finché non sarà sicuro di avere le carte in regola.
— Comunque, sono contenta di sapere che ho un allievo. Credete che ce ne siano altri?
— Perché non li invitate a scrivervi? Riceverete un buon numero di lettere, potrete produrle come prove.
— Non mi interessano le prove — disse lei. — Comunque chiederò loro ugualmente di scrivermi. Grazie.
— Signorina… Mildred…
— Dite?
— Vorreste venire a pranzo con me stasera?
— Certamente!
Passò una settimana, prima che lei trovasse il coraggio di dire ai suoi allievi di scriverle, tanto aveva paura che nessuno le rispondesse.
Un mattino, finalmente, dopo avere finito la lezione con un minuto di anticipo, lei intrecciò le mani e si sforzò di sorridere davanti alla telecamera. — E ora vorrei chiedervi un favore. Desidererei che ognuno di voi mi scrivesse parlandomi di se stesso, dicendomi se vi piacciono le cose che state studiando. Voi sapete tutto di me, mentre io non so niente di voi. Perciò vi prego vivamente di scrivermi.
Le arrivarono undici lettere. Lei le sfogliò con attenzione, le lesse con amore e cominciò, animata da nuova fiducia, le lezioni su «Le due città».
Portò le lettere a Pargrin. e, quando Jim ebbe finito di leggerle, disse: — Secondo me, ce ne sono a migliaia di ragazzi così, intelligenti, desiderosi di apprendere e mortificati dalla fredda indifferenza della nuova pedagogia.
— Notizie di Wilbings? —domandò lui.
— Non una parola.
– Mi ha chiesto di prelevare il vostro prossimo Trendex su duemila campioni. Gli ho detto che mi occorreva un ordine scritto dal Ministero, ma non credo che se ne dia pensiero.
– E’ evidente che si prepara ad agire nei miei confronti.
— Temo di sì — disse Pargrin. — Sarà bene che cominciamo a pensare a una linea di difesa. Dovrete ricorrere a un avvocato.
— Non so se mi difenderò. Sto pensando di dedicarmi alle lezioni private.
— Ci sono già le scuole private, e chi può ci manda già i propri figli. Gli altri, purtroppo, non sono in grado di pagare.
— Non importa. Appena avrò un po’ di tempo libero, andrò a cercare gli allievi che mi hanno scritto.
— Il prossimo Trendex è per lunedì — disse Pargrin.
— Penso che prima di allora Wilbings si sarà fatto vivo.
Wilbings la fece cercare il lunedì mattina. Dal giorno del primo colloquio, lei non aveva più visto l’ispettore centrale ma l’aspetto ridicolo del personaggio e i suoi modi scostanti le erano rimasti impressi. — Siete a conoscenza del vostro indice Trendex? — le chiese il funzionario.
La signorina Boltz, sapendo che l’altro, deliberatamente, aveva tentato di tenerla all’oscuro, scosse la testa, senza la minima incertezza, e senza arrossire.
Wilbings, pazientemente, le spiegò la tecnica e lo scopo del Trendex.
— Ma se il Trendex ha veramente il valore che voi dite, perché gli insegnanti non ne sono messi a conoscenza? — domandò lei.
— Infatti ne sono al corrente. Ognuno riceve una copia del proprio Trendex.
— Io, però, non le ho mai ricevute.
— Probabilmente, dato che siete al primo servizio TV, c’è stato un disguido. Ad ogni modo, io li ho ricevuti tutti, ad eccezione di quello odierno che mi verrà inviato appena sarà pronto. Sono lieto che ne prendiate visione.
L’ispettore le mise sotto gli occhi, una per una, le varie schede, sottolineandone con zelo gli zeri. Quando arrivò all’indice 1, si fermò. – Come vedete, su migliaia di campioni prelevati, abbiamo trovato soltanto un allievo che segue le vostre lezioni. E’ indubbiamente l’indice più basso di cui sia a conoscenza, e quindi devo chiedervi di lasciare volontariamente il servizio. Qualora vi rifiutaste di farlo, non vedo altra soluzione che…
S’interruppe perché la segretaria era entrata portando l’ultimo Trendex. — Ah, sì. Grazie. Eccolo. Boltz Mildred…
Le dita del dottor Wilbings parvero improvvisamente colte da paralisi. La signorina Boltz, nel frattempo, aveva trovato il suo nome nella lista, e seguiva la riga con gli occhi.
Ventisette.
— Evidentemente sto facendo progressi — disse. – Avete altro da dirmi?
Ci volle un momento prima che l’ispettore ritrovasse la parola. — No, nient’altro.
Mentre attraversava la segreteria, la signorina Boltz sentì la voce stridula di Wilbings che urlava al citofono: — Pargrin. Lo voglio da me. Subito.
Pargrin la stava aspettando al bar. — E’ andato tutto bene, immagino — disse con studiata indifferenza.
— Persino troppo.
Lui addentò un panino e iniziò a masticare lentamente, soprappensiero.
— Perché l’avete fatto, Jim? — chiese lei.
Lui arrossì. — Fatto cosa?
— Perché avete corretto il mio Trendex?
— Non si può correggere un Trendex. Non ci riuscirebbe neanche Wilbings. —Poi aggiunse, piano: — Come avete fatto a scoprirlo?
— Non c’è altra spiegazione, e avreste fatto meglio a lasciare le cose com’erano. Vi state mettendo nei guai, e non riuscirete che a rimandare l’inevitabile. Il prossimo Trendex darà di nuovo zero.
— Non importa. Wilbings a un certo punto prenderà dei provvedimenti, ma per il momento non oserà un’azione avventata.
Pranzarono in silenzio, finché il cameriere venne a consegnare a Pargrin un messaggio urgente da parte del dottor Wilbings. Pargrin ammiccò: — Adesso vado a divertirmi. Oggi pomeriggio sarete in ufficio?
Lei scosse la testa. — Voglio andare a trovare i miei allievi.
— Allora ci vediamo domani.
Lei lo seguì con lo sguardo. Sperava sinceramente che non fosse nei guai.
Dalla terrazza di atterraggio in cima all’edificio, la signorina Boltz chiamò un aerocar. Mentre aspettava che il mezzo arrivasse, tolse dalla borsetta una lettera e la rilesse.
«Mi chiamo Darrel Wilson e ho sedici anni. Sono costretta a rimanere sempre in casa perché sono parzialmente paralizzata. Mi piacciono molto le vostre lezioni e vi pregherei di inserire un numero maggiore di testi di Shakespeare.»
— L’aerocar è arrivato, signorina.
— Grazie — disse la signorina Boltz. Rimise la lettera nella borsetta e si avviò lungo la rampa.
Jim Pargrin ascoltò con preoccupazione le idee della signorina Boltz. — Come sarebbe a dire? Un’aula per fare lezione?
— Ho nove allievi che verranno tutti i giorni a scuola. Perciò ho bisogno di un locale dove poter tenere lezione.
— Ma quando lo saprà Wilbings, gli, verrà un colpo!
— Le mie lezioni alla TV mi impegnano solo per cinque ore settimanali, e non vedo perché durante il tempo libero non potrei fare lezione a un gruppo di allievi.
— Aggiunse, piano: — Questi allievi hanno bisogno di venire a scuola.
— Se Wilbings ne rimane all’oscuro, non può trovare niente da ridire — disse Pargrin. — Speriamo che non lo venga mai a sapere. Però non c’è un’aula, in tutto il palazzo. Forse potreste fare lezione in uno degli studi, e se tiriamo una tenda davanti al cristallo, non vi darà fastidio nessuno. In che ore fareste lezione?
— Tutti i giorni dalle nove alle tre. Gli allievi si portano la colazione da casa.
— E va bene, ma non dimenticate le lezioni alla TV, anche se nessuno le segue…
— State tranquillo. I miei allievi impiegheranno quell’ora per prepararsi alle altre lezioni, a meno che io non possa fare lezione alla TV nello stesso studio dove insegno ai miei allievi.
— Senz’altro.
— Magnifico! Non so proprio come dirvi grazie.
Lui scrollò le spalle e distolse in fretta lo sguardo.
— Avete avuto guai con Wilbings? — chiese lei.
— No. Pensava che il vostro ultimo Trendex fosse dovuto a un errore. Siccome non sono io personalmente che prelevo i Trendex, l’ho mandato dal tecnico addetto a quell’incarico.
— Allora per un po’ posso stare tranquilla. Comincerò le lezioni domani.
Tre allievi arrivarono su una poltrona a rotelle: Carol, una bella ragazza, sensibile, nata senza gli arti inferiori, e che per quanto avesse un paio di arti artificiali, se ne serviva raramente, Darrel e Charles, semiparalizzati. Sharon invece era cieca. Data la sua menomazione, Sharon non poteva seguire gli spettacoli degli altri insegnanti TV, ma ascoltava con aria rapita ogni parola della signorina Boltz.
Come livello di intelligenza il gruppo era notevolmente superiore alla media, e la signorina Boltz di fronte a loro si sentiva umile e non poco preoccupata. Tuttavia, tutte le preoccupazioni svanirono quando quel primo mattino di lezione si vide davanti le facce luminose dei suoi allievi e rivolse loro il suo benvenuto.
La signorina Boltz aveva due complici nella realizzazione di quell’impresa: Jim Pargrin, che si occupava personalmente degli aspetti tecnici della ripresa televisiva e che aveva deciso di mandare davanti alla telecamera tutta la classe, e Lyle Stewart che, felice di poter finalmente insegnare ad allievi in carne e ossa, veniva nel pomeriggio a fare due ore di scienze e di matematica. La signorina Boltz guidava la classe con polso fermo, insegnando con passione le materie del gruppo letterario. In seguito, se fosse riuscita a continuare il suo insegnamento, avrebbe anche provato a fare qualche ora di lingua straniera. Quel mercoledì fu certo per lei il giorno più bello, da quando aveva fatto ritorno sulla Terra.
Il giovedì mattina un inserviente le portò un plico con l’intestazione del Ministero. La busta conteneva la comunicazione ufficiale della sua destituzione dall’insegnamento.
— Ne avevo sentito parlare — disse Jim Pargrin, quando lei gli telefonò la notizia,
— Quando avrete il colloquio con la commissione?
— Martedì prossimo.
– Me lo aspettavo. Wilbings ha ottenuto il permesso per un Trendex speciale. Anzi è ricorso addirittura a un tecnico esterno, e per maggior sicurezza ha fatto prelevare i campioni su duemila casi. Adesso dovrete procurarvi un avvocato. Conoscete qualcuno?
— No. Non ho conoscenze sulla Terra. — Sospirò. In quel primo giorno di vero insegnamento s’era sentita talmente felice, che quel brusco scontro con la realtà la lasciò quasi inebetita. — Temo che un avvocato costi parecchio, e io invece in questo momento ho bisogno di tutto il denaro di cui posso disporre.
— Un avvocato che vi assista durante il colloquio con la commissione ministeriale non vi costerà molto. Lasciate fare a me. Vi troverò qualcuno adatto.
Lei avrebbe voluto protestare, ma non ne ebbe il tempo perché i suoi allievi stavano arrivando.
Quel sabato, la signorina Boltz pranzò con Bernard Wallace, il legale che Jim Pargrin le aveva raccomandato. Wallace era piccolo, anziano, con gli occhi grigi penetranti.
— I miei insegnanti sono stati le persone più simpatiche che abbia conosciuto —disse. — Ma temo che come loro non ce ne siano quasi più. Non so se vi rendete conto che la vostra specie è ormai quasi estinta.
— Su Marte c’erano degli ottimi professori.
— Naturalmente. Le colonie hanno una diversa concezione del problema dell’insegnamento. Qui da noi impera la Scuola Nuova, e non sappiamo ancora esattamente che conseguenze ne deriveranno. Il peggio, per il momento, è che i ragazzi non ricevono più nessuna educazione. Gli industriali devono ricominciare tutto da capo per formare il personale. Politicamente non so ancora quali saranno i riflessi, con un elettorato in grado di assimilare le varie nozioni in dosi minime, e per di più estremamente edulcorate. Per questi motivi, il vostro caso mi interessa in modo particolare. Non preoccupatevi delle spese, perché non ce ne saranno.
— E’ molto gentile da parte vostra — mormorò la signorina Boltz. — Ma aiutando me, un’insegnante priva di ogni prestigio negli ambienti ministeriali, non migliorerete di molto le cose.
— Non vi prometto grandi risultati — disse semplicemente Wallace. — Wilbings ha in mano tutte le carte, e può giocarle allo scoperto, mentre voi dovete tenere nascoste le vostre. Il modo migliore per vincere la controversia, infatti, sarebbe di dimostrare che la Scuola Nuova è un cumulo di idiozie, ma questo non potete farlo. Non possiamo attaccare apertamente la Scuola Nuova, che è la pupilla degli occhi del Ministero. Per vincere, dobbiamo battere quei signori sul loro stesso terreno.
Ma allora l’impresa è quasi disperata.
— Francamente, non sarà semplice. — L’avvocato tirò fuori un vecchio orologio d’oro. — Comunque, ci penserò, e chissà che non riservi a Wilbings qualche sorpresa. Voi, ad ogni modo, occupatevi solo del vostro insegnamento. Per il resto lasciate fare a me.
Quando Wallace se ne andò, lei ordinò un altro caffè e lo bevve lentamente, pensosa.
Il lunedì mattina, la signorina Boltz ebbe una sorpresa. Tre ragazzi e quattro ragazze si presentarono a lei, chiedendole di essere ammessi alle sue lezioni. L’avevano vista alla TV, le spiegarono, e l’avevano trovata interessante. Lei ne fu contenta, ma restò alquanto perplessa. Del gruppetto, infatti, uno solo era un suo allievo televisivo, e di conseguenza, dopo aver preso i nomi degli altri, lei dovette rimandarli a casa. Ammise in classe soltanto quello che era effettivamente suo allievo.
Era un ragazzo sui quindici anni, dall’aria abbastanza sveglia, ma dall’espressione così impenetrabile che lei provò un senso di disagio. Si chiamava Randy Stump. — Un nome insulso, ma è toccato a me — brontolò il ragazzo. Lei lo interrogò sulle tragedie shakespeariane e lui, per tutta risposta, la fissò a bocca aperta.
Il primo impulso della signorina Boltz fu di rimandarlo a casa con gli altri, poi si frenò pensando che gli sdolcinati insegnanti TV, i brillanti esponenti della Scuola Nuova, si sarebbero comportati esattamente in quel modo: l’avrebbero rimandato a casa a guardare la TV nella pace del suo ambiente naturale, dove niente sarebbe mai venuto a turbarlo e dove, naturalmente, non avrebbe mai appreso a vivere assieme agli altri.
«Che insegnante sarei se mi sgomentassi di fronte al primo ostacolo?» si chiese la signorina Boltz.
Randy, intanto, mentre lei lo osservava, si dondolava, con fare impacciato, un po’ su un piede un po’ sull’altro. Il ragazzo era alto almeno trenta centimetri più di lei, e fissava affascinato la parete dietro alle sue spalle, come se la trovasse estremamente interessantissima.
Poi, nell’aula, Randy si rincantucciò nel banco più lontano dalla cattedra, e lì si irrigidì in un’immobilità ipnotica. I compagni tentarono invano di attirarlo nella conversazione: Randy li ignorò costantemente. Ogni volta che la signorina Boltz alzava lo sguardo scopriva gli occhi di Randy che la fissavano intenti. Poi le parve di scoprire il perché: il ragazzo seguiva la lezione in aula come se si trattasse ancora di un corso alla TV.
L’ora di lezione televisiva andò bene. Si trattava di una discussione su «Le due città », e l’acutezza dei suoi allievi la incantò. Alle undici e un quarto la spia rossa si spense, e Jim Pargrin la salutò con un cenno. Lei gli rispose, quindi riprese la lezione di storia. Nel frattempo, continuava a cercare il modo di fare uscire Randy Stump dal guscio televisivo in cui l’avevano costretto.
Quando alzò gli occhi, gli allievi fissavano la porta che si era aperta silenziosamente:
— Che cosa sta succedendo qui dentro?
Era Roger Wilbings.
L’ispettore centrale si tolse gli occhiali e se li rinfilò. —Dunque — disse, e i suoi baffi ebbero una contrazione nervosa. — Posso chiedere che cos’è questa storia?
Nessuno rispose. La signorina Boltz aveva preparato una meditata risposta nel caso in cui fosse stata chiamata a rispondere sul suo insegnamento clandestino, ma quell’irruzione improvvisa la lasciò momentaneamente senza parole.
— Signorina Boltz! — La bocca dell’ispettore si aprì e si chiuse svariate volte, mentre il funzionario cercava le parole. — Ho visto molti insegnanti combinare una quantità di sciocchezze ma non ho mai visto niente di simile! Sono lieto di avere un’ulteriore e decisiva conferma della vostra assoluta incompetenza. Non solo siete un’insegnante vergognosamente inetta, ma ora comincio a dubitare anche delle vostre facoltà mentali. Nessun adulto normale porterebbe questi… questi.
S’interruppe. Randy Stum era uscito improvvisamente dal suo stato d’ipnosi. In due salti fu davanti a Wilbings, e con un sogghigno gli disse: — Ritirate quello che avete detto!
Wilbings lo fissò, freddo.
— Torna subito a casa — girò lo sguardo per l’aula. — Tornate tutti a casa, subito.
— Non potete obbligarci — disse Randy.
Wilbings lo squadrò dall’alto della sua autorità. —Nessun giovane delinquente mi ha mai…
Randy lo afferrò per le spalle, e prese a scrollarlo energicamente. Gli occhiali di Wilbings, dopo un lungo volo, finirono in mille pezzi. Il funzionario, finalmente riuscì a liberarsi e cercò di colpire Randy con un diretto. Lo mancò. Ma il colpo di risposta di Randy fece centro in pieno. L’ispettore centrale andò a sbattere contro la tenda, quindi scivolò lentamente al suolo, mentre il cristallo s’infrangeva e i frammenti cadevano nel corridoio.
La signorina Boltz si chinò su di lui. Randy, immobile lì Vicino, aveva l’aria spaurita e contrita. — Mi spiace tanto, signorina Boltz — balbettò il ragazzo.
— Lo so — disse lei. —Ma, per il momento, farai meglio ad andare a casa.
Finalmente anche Wilbings, sorretto da altri, se ne andò. Con grande sorpresa della signorina Boltz, nell’allontanarsi dall’ufficio non aggiunse parola, e si limitò a lanciarle un’occhiata.
Jim Pargrin arrivò con un operaio per sostituire il vetro rotto. — Le cose si mettono male — disse. — Nel colloquio di domani, Wilbings citerà tra gli elementi a vostro carico la lezione di oggi.
— Devo rimandarli a casa? — chiese lei, con ansia.
— No, aspettate un momento. Sarebbe come cedere le armi, non vi pare? Continuate pure, mentre noi sostituiremo il vetro.
Lei ritornò alla cattedra, e riaprì il registro. — Ieri abbiamo parlato di Alessandro Magno…
I quindici membri della commissione occupavano un lato del tavolo lungo e stretto. Erano tutti uomini non più giovani, dall’aria solenne, e alcuni erano chiaramente imbarazzati.
Dall’altro lato del tavolo, a un’estremità c’era la signorina Boltz con accanto Bernard Wallace. Roger Wilbings era seduto all’estremità opposta, e aveva accanto un tecnico dall’aria annoiata, incaricato di registrare la discussione. Un ometto meticoloso, in cui Wallace riconobbe il Sottosegretario alla Pubblica Istruzione, entrò nella sala, conferì brevemente con Wilbings, e uscì di nuovo.
— La maggior parte dei funzionari sono persone oneste — le sussurrò Wallace —e sono bene intenzionati. Su questo possiamo contarci. Purtroppo non sono al corrente dei problemi educativi e non si ricordano più di quando erano giovani anche loro.
Il presidente della commissione, seduto al centro, richiamò l’attenzione dei presenti, e fissò Bernard Wallace.
— Non stiamo facendo un processo — cominciò — ma cerchiamo di stabilire come sono andati in realtà i fatti, in modo che la commissione possa prendere la decisione più opportuna. Non ci proponiamo perciò di affrontare questioni giuridiche.
— E’ un avvocato — sussurrò Wallace — e bravo, anche.
— Cominciate pure, dottor Wilbings — disse il presidente.
Wilbings si alzò. Aveva un occhio pesto, e faticava a sorridere. — La ragione di questo colloquio è dovuta al fatto che Mildred Boltz ha un contratto di tipo 79B, firmato nell’anno 2022. Come ricorderete, il Ministero si richiamò a tali contratti quando…
Il presidente batté sul tavolo. — Va bene, dottor Wilbings. Voi desiderate che la signorina Mildred Boltz venga collocata a riposo d’ufficio per incompetenza professionale. Presentate le prove, e vedremo che cosa ha da dire a sua difesa la signorina Boltz. Non abbiamo l’intenzione di passare l’intero pomeriggio qua dentro.
Wilbings s’inchinò cerimoniosamente. — Sottoporrò dunque alla vostra attenzione quattro indici Trendex di Mildred Boltz, nonché un sondaggio speciale recentemente autorizzato dal ministero.
Le schede fecero il giro dei presenti, e la signorina Boltz si limitò a esaminare il Trendex speciale, di cui non aveva ancora preso visione e che dava un indice: due decimi dell’uno per cento.
— Quattro Trendex danno come indice zero, o un indice così basso da essere considerato come zero disse Wilbings. — Il Trendex 27 costituisce un caso speciale.
Il presidente si protese in avanti. — Ma non è insolito che l’indice di un sondaggio faccia un balzo in avanti così brusco?
— Ho buone ragioni per ritenere che l’indice 27 sia dovuto a frode o a un errore. Devo ammettere, naturalmente, che si tratta di un’opinione strettamente personale, e che non ho prove per sostenere la mia affermazione.
I membri del consiglio ministeriale parlottarono sottovoce tra loro. Il presidente disse, adagio: — Mi è stato assicurato almeno un migliaio di volte che il Trendex è infallibile. Vi spiacerebe dirci su che cosa fondate questa vostra opinione personale?
— Preferirei di no.
— Di conseguenza, non terremo conto di tale opinione.
— D’altronde la questione è irrilevante. Se anche teniamo conto di quel ventisette, la signorina Boltz, su una media di nove settimane, presenta un indice complessivo di poco superiore a cinque.
Bernard Wallace, affondato nella sua poltrona, teneva una mano in tasca, e con l’altra giocherellava con un mazzo di chiavi.
— Non riteniamo che l’indice ventisette sia senza importanza — disse.
Il presidente aggrottò la fronte. — Vi pregherei di aspettare che Wilbings abbia finito di esporre i fatti.
— Volentieri. Che cosa sta aspettando per farlo?
Wilbings arrossì. — E’ inconcepibile che un insegnante esperto abbia un indice medio di zero o di poco superiore allo zero. Inoltre, come ulteriore prova dell’incompetenza della signorina Boltz, desidero informare il ministero che la detta signorina ha fatto venire senza preventiva autorizzazione una classe di dieci studenti in questo stesso palazzo, e ha cercato di svolgere delle lezioni regolari durante l’intera mattinata e parte del pomeriggio.
Il fruscio dei piedi e i mormorii dell’assemblea cessarono a un tratto, e gli occhi di tutti si concentrarono sulla signorina Boltz. Wilbings, prima di continuare, attese che quel silenzio profondo avesse prodotto il suo effetto.
— Non intendo ripetere dinanzi a voi quali possono essere gli effetti deleteri di questo antiquato metodo pedagogico, perché so che tutti ne siete al corrente. Qualora i fatti noti richiedessero una prova ulteriore, posso presentarvi, nella mia stessa persona, dei danni che possono derivare agli allievi da tale forma di educazione. Io, infatti sono stato assalito da uno di quei giovani delinquenti presenti alla lezione di cui sopra. Per fortuna sono riuscito a scoprire in tempo questo pericoloso attentato rivolto contro i nostri giovani, prima che gli effetti di tale insegnamento non autorizzato dal Ministero diventassero irreparabili. L’immediato ritiro dal servizio della professoressa in questione porrà un termine a tali abusi. Ecco, signori, il nostro caso.
Il presidente disse: — Stentiamo a crederlo, signorina Boltz. Vi spiacerebbe spiegarci perché…
Bernard Wallace intervenne: — E’ il nostro turno di parlare?
Il presidente ebbe una breve esitazione, si guardò attorno in cerca di un consiglio, ma, non trovando aiuto, disse: — Parlate pure.
— Una domanda, signori. Quanti fra voi sono stati educati, sia nelle scuole elementari che nelle secondarie, secondo i metodi deleteri di cui ci ha parlato, un momento fa, il dottor Wilbings? Alzate le mani per favore, e rispondete con sincerità. Otto, dieci, undici. Undici su quindici. Grazie. Voi, signori, attribuite il vostro attuale stato di degradazione all’educazione che avete ricevuto allora? — I membri della commissione sorrisero. — E ora, a voi, dottor Wilbings. Voi parlate come se ognuno di noi conoscesse a fondo gli effetti perniciosi dell’insegnamento in classe. Siete forse un’autorità in materia?
— Conosco a fondo tutti gli studi che sono stati condotti in questo campo — rispose Wilbings,—secco.
— Avete esperienza diretta di quel tipo di insegnamento? Avete mai insegnato in quelle particolari condizioni?
— Naturalmente no!
— Dunque, non avete una esperienza diretta. Tutto quello che sapete sui presunti effetti deleteri di quel sistema pedagogico l’avete appreso dagli scritti di qualche teorico inconsistente.
— Avvocato!
— Lasciamo stare. In linea generale la mia affermazione è esatta. Tutto quello che sapete in realtà…
— Sono pronto ad accettare le conclusioni a cui sono giunti in questo campo gli specialisti più autorevoli.
— E questi specialisti autorevoli hanno diretta esperienza dell’insegnamento in classe?
— Se sono specialisti…
Wallace batté sul tavolo. —Non divaghiamo — scattò. —Il problema è se quegli specialisti conoscono per esperienza diretta l’argomento che trattano. Allora?
— Non saprei dire con precisione su quali basi fondino le loro conclusioni.
— Se vi porto qui in aula un’autorità in materia, con anni di esperienza effettiva e di studio sul metodo di insegnamento in classe, siete disposto ad accettare le conclusioni di tale studioso per quanto riguarda l’effetto del metodo in questione?
— Sono sempre stato disposto a tenere nella giusta considerazione l’opera di uno studioso autorevole — disse Wilbings.
— E voi, signori?
– Non siamo competenti in campo pedagogico — rispose il presidente della commissione — e di conseguenza ci rifacciamo al parere degli esperti.
— Benissimo. Allora vi presenterò la signorina Mildred Boltz, che con i suoi venticinque anni di esperienza su Marte deve indubbiamente essere considerata tra le persone più autorevoli per quanto riguarda l’insegnamento in classe. Signorina Boltz, l’insegnamento a gruppi ha mai avuto effetti deleteri sui suoi allievi?
— Assolutamente no —disse la signorina Boltz. — In venticinque anni di insegnamento non ricordo neppure un solo caso in cui l’insegnamento in classe non sia stato benefico per l’allievo. D’altra parte, l’insegnamento alla TV…
S’interruppe, perché Wallace le aveva dato una violenta gomitata.
— Questo può bastare, per quanto riguarda l’ultima parte delle affermazioni del dottor Wilhings — disse Wallace. — La signorina Boltz è un’esperta nel campo dell’insegnamento diretto. Nessuno di noi, presenti in questa sede, è in grado di mettere in discussione il suo giudizio su tale argomento. Se la signorina ha riunito dieci allievi, evidentemente sapeva che cosa faceva. Ritengo personalmente che sia un bene che il Ministero annoveri tra il suo personale un’esperta di insegnamento diretto. Il dottor Wilbings non è del mio parere, ma voi, signori della commissione, forse desiderereste approfondire questo punto. E ora passiamo a quell’assurdità che è il Trendex.
Wilbings disse, freddo: —I Trendex non sono assurdità.
— Forse potrei dimostrarvi il contrario, ma non ho voglia di perdere tempo. Secondo voi, dunque, l’indice Trendex 27 è dovuto a frode o a errore. Come sapete che gli altri Trendex non sono frutto di inganno o di errori? Prendiamo quest’ultimo Trendex, quello speciale. Come fate a sapere che l’indice risponde a verità?
— Poiché siete entrato in argomento — disse Wilbings — dirò che la signorina Boltz è amica di uno dei tecnici addetto ai Trendex, che è quindi in grado di variare a suo piacere gli indici. Questo signore sapeva che la signorina Boltz stava per essere licenziata, e di colpo, e solo per una volta, l’indice è salito a un buon livello. Le circostanze parlano da sole.
— Per quale motivo, invece, siete tanto sicuro che l’ultimo sondaggio sia assolutamente privo di errori?
— Perché ho chiamato un tecnico di mia fiducia che ha eseguito personalmente il sondaggio.
— Ah, ecco che ci siamo —disse Wallace con disprezzo. – Wilbings vuole a tutti i costi che la signorina Boltz sia licenziata. Ma non ha la certezza assoluta che il Trendex normale eseguito dai tecnici del Ministero dia i risultati da lui sperati, e quindi chiama un tecnico suo amico, uno sul quale può contare, perché gli fornisca gli indici che rispondano ai suoi desideri. Ora, se un comportamento del genere non fa nascere il sospetto che siano in gioco la malafede e l’errore…
I vetri alle finestre tremarono in seguito alla reazione di Wibings. Il funzionario scattò in piedi urlando. Il presidente batté sul tavolo per riportare un po’ d’ordine. I membri della commissione presero a discutere animatamente fra loro.
— Signori della commissione — disse Wallace quando, finalmente, riuscì a farsi sentire. — Io non sono un’autorità in fatto di Trendex ma vi posso assicurare che questi cinque sondaggi, e le circostanze in cui sono stati eseguiti, non ci aiuteranno certo a mettere in chiaro la situazione. A mio parere, c’è un sistema migliore per scoprire la verità. In questo momento, secondo me, nessuno di noi sa con certezza se la signorina Boltz sia o no competente in materia. Vediamo quindi di accertarcene, ricorrendo naturalmente a un altro Trendex, ma stavolta eseguiamo i sondaggi su tutti gli allievi della signorina Boltz. Non posso promettere niente, ma se i risultati di tale sondaggio confermeranno quelli dei precedenti Trendex, allora sono disposto a consigliare alla signorina Boltz di dare immediatamente le dimissioni dall’incarico.
— La proposta mi pare sensata e ragionevole — disse il presidente. — Dottor Wilbings, fate venire Pargrin, e vediamo se la cosa è fattibile.
La signorina Boltz si abbandonò contro lo schienale della poltrona, fissando tristemente il piano del tavolo. Si sentiva avvilita. Il sondaggio suggerito da Wallace avrebbe sicuramente confermato i Trendex precedenti, togliendole ogni possibilità di difesa.
Finalmente Pargrin entrò in sala, evitando di guardare dalla sua parte. — La cosa è possibile — disse, quando il presidente gli ebbe spiegato di che si trattava. — Bisognerà buttare all’aria tutto lo schedario, e il prossimo Trendex uscirà con ritardo, ma se è importante lo faremo senz’altro. Per domani, va bene?
— Va bene, domani, per voi, dottor Wilbings? — chiese il presidente.
— Quando si tratta della signorina Boltz. non mi fido dei sondaggi fatti dai tecnici dell’ufficio.
Pargrin inarcò le sopracciglia: — Non so che cosa vogliate insinuare, ma se avete dei dubbi, mandate un tecnico di fiducia che collabori con i nostri. Dato il lavoro extra di cui dovranno sobbarcarsi, i miei ragazzi saranno certo soddisfatti.
— Siete d’accordo, dottor Wilbings?
Wilbings accennò di sì. —Perfettamente d’accordo.
— Benissimo. La lezione della signorina Boltz finisce alle undici e un quarto. Si possono avere i risultati già per le undici e mezzo? D’accordo, allora. La commissione si riunirà domani alle undici e mezzo per decidere in merito alla questione.
La riunione si sciolse, Bernard Wallace batté sulla spalla della signorina Boltz, sussurrandole in un orecchio: —Non preoccupatevi di niente. Fate solo una bella lezione, domani.
La signorina Boltz ritornò in classe, dove, per il momento, la sostituiva Lyle Stewart.
— Com’è andata? — le chiese Stewart.
— Non è ancora finita —disse lei — ma temo che non ci siano molte speranze. Domani, forse, sarà l’ultimo giorno di lezione, quindi vediamo di fare oggi il più possibile.
La lezione alla TV, di mercoledì mattina, fu certo una delle più brillanti della signorina Boltz. Gli allievi risposero con slancio, e mentre li osservava, lei pensava con tristezza agli innumerevoli allievi che andavano perduti, seguendo le inutili lezioni tenute alla TV da giocolieri o da ragazze in bikini. La spia rossa si spense, e Lyle Stewart entrò nello studio. — È andata molto bene — disse.
— Siete stati bravissimi —disse la signorina Boltz alla sua classe.
Sharon, l’allieva cieca, disse con voce venata di pianto: — Ci direte come sono andate le cose, vero?
— Non appena lo saprò —promise la signorina Boltz, sforzandosi di sorridere, e uscì in fretta dallo studio.
Mentre percorreva a passo svelto il corridoio, una figura magra, alta e pallida, le venne incontro. — Randy! — esclamò lei. — Che cosa fai qui?
— Mi spiace tanto, signorina Boltz. Sono davvero spiacente, e non lo farò mai più. Posso tornare in classe con gli altri?
— Sarei ben contenta di averti, ma temo che ormai non ci sarà più lezione.
Randy parve sbalordito. —Non ci sarà più lezione?
Lei scrollò la testa. — Temo proprio che sarò licenziata, bocciata, come dite voi ragazzi.
Lui strinse i pugni, mentre le lacrime gli scendevano giù per le guance. La signorina Boltz cercò di consolarlo, e solo dopo un momento si rese conto del perché il ragazzo piangeva. — Randy! — disse allora. — Non è colpa tua se sarò licenziata. Tu non c’entri assolutamente.
— Ma noi non permetteremo che vi mandino via —singhiozzò il ragazzo. — Non lo permetteremo.
— Bisogna obbedire alle leggi, caro Randy.
— Ma loro non vi licenzieranno. — La faccia di Randy s’illuminò. — Siete la migliore insegnante che io abbia mai avuto. Io so che loro non vi manderanno via. Posso tornare in classe?
— Se domani ci sarà lezione, vieni pure, Randy. Ma adesso devo andare, altrimenti arriverò in ritardo.
Era già in ritardo quando finalmente arrivò a pianterreno. Fece di corsa tutto il corridoio fino alla sala dov’era riunita la commissione, e si fermò dinanzi alla porta chiusa. Il suo orologio segnava mezzogiorno meno un quarto.
Bussò timidamente, ma non ci fu risposta.
Bussò ancora, e alla fine apri la porta.
La stanza era vuota. Dentro non c’era nessuno, né i membri della commissione, né i tecnici, né Wilbings e nemmeno Wallace. Dunque era tutto finito, e loro non si erano neanche fermati per comunicarle l’esito.
Si asciugò gli occhi con la manica. « Coraggio » si disse, mentre si allontanava.
Mentre si dirigeva verso il corridoio, fu raggiunta da Bernard Wallace. L’avvocato era tutto sorridente. — Mi stavo chiedendo che cosa vi avesse trattenuta — disse. —Ero andato a cercarvi. Avete sentito la notizia?
Lei scrollò la testa. — Non so niente.
— Il vostro Trendex è 99,2. Wilbings, quando l’ha visto, per poco non ha sfondato il soffitto, col salto che ha fatto. Avrebbe voluto gridare: «È falso! ». Ma non ha osato, perché il Trendex era stato fatto alla presenza del suo tecnico. La commissione, dopo aver dato un’occhiata al sondaggio, ha dichiarato chiuso il caso. Credo che se non avessero avuto tanta fretta, avrebbero addirittura fatto fuori Wilbings.
La signorina Boltz rimase senza fiato, e dovette appoggiarsi al muro. — Non è possibile!
— Ma è così. Abbiamo combinato tutto Jim e io. Abbiamo controllato uno per uno i nomi dei vostri allievi e abbiamo mandato a ognuno questa lettera: «Mercoledì ci sarà una lezione speciale, interessantissima. Non perdetela ». E infatti, pochissimi sono mancati all’appuntamento. Wilbings si è messo nelle nostre mani e noi l’abbiamo servito a dovere.
— No — disse la signorina Boltz scrollando la testa, con un sospiro. — È inutile fingere. Vi sono molto riconoscente, ma sono sicura che, al prossimo Trendex, Wilbings ricomincerà da capo.
— Ammetto che si è trattato di un artifizio — disse Wallace — ma spero che gli effetti siano duraturi. La generazione giovane non ha mai conosciuto l’insegnamento diretto, com’è quello che tenete voi. Il primo giorno avete parlato di Marte, delle scuole di lassù, e li avete affascinati, risvegliando la loro attenzione. Jim me ne ha parlato, e allora abbiamo deciso che, trasmettendo per TV le lezioni della vostra classe, avremmo suscitato l’interesse degli allievi. Wilbings ha prelevato il Trendex speciale prima che cominciaste le vostre lezioni con la classe, ma dopo di allora Jim e io abbiamo seguito, giorno per giorno, il vostro indice, e ci siamo accorti che stava salendo. Ieri era già al di sopra del dieci, e ora che tutti i vostri allievi sanno di che si tratta penso che farà un notevole balzo in avanti, per poi rimanere costante. Dunque, niente preoccupazioni. Contenta?
— Molto contenta, e molto riconoscente.
— Ancora una cosa. Il presidente della commissione avrebbe piacere d’intrattenersi con voi a proposito delle vostre lezioni. Ieri sera sono stato a cena con lui, e gliene ho accennato. Ritengo che nutra qualche dubbio a proposito dei metodi della Scuola Nuova. Non riusciremo, naturalmente, a eliminare dall’oggi al domani la scuola per TV, ma, per lo meno, si può incominciare a fare qualche cosa. Adesso devo andare, ma mi terrò in contatto con voi.
Si allontanò, giocherellando come al solito con le chiavi.
Lei si voltò, e vide Jim Pargrin che le veniva incontro.
Gli afferrò una mano, e gliela strinse. — Grazie. Devo tutto a voi.
— Non dovete niente a nessuno tranne che a voi stessa. Sono andato a informare la vostra classe. Stanno festeggiando l’avvenimento.
— Santo cielo, speriamo che non rompano niente!
La signorina Boltz si diresse di corsa verso il suo ufficio, per arrivare in tempo a prendere parte alla gioia dei suoi allievi. Mentre correva notò che la porta del suo ufficio era socchiusa, e che qualcuno faceva capolino. A un tratto una figura svelta spalancò l’uscio e schizzò via. Era Randy Stump.
Lei si fermò di botto. «Randy!» mormorò tra sé.
Ma che cosa era andato a fare il ragazzo nel suo ufficio? In quella stanza non c’era niente, tranne qualche quaderno, gli appunti e… la sua borsa! Aveva lasciato la borsetta sul tavolo.
«Randy!» ripeté la signorina Boltz, quindi aprì la porta e guardò dentro. E a un tratto scoppiò a ridere e insieme a piangere, e mentre si appoggiava alla porta, esclamò: — Ma come mi era venuta un’idea del genere?
La borsetta era sempre sul tavolo, e posata accanto c’era una mela enorme che luccicava debolmente nella penombra.
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