Uso pubblico e politico della storia: cantieri della memoria europea
Venerdì 12 aprile 2024 presso l’ IIS Belluzzi – Fioravanti, BOLOGNA, via Giovanni Domenico Cassini 3 (in presenza) ci sarà il prossimo convegno Cesp storia su “Uso pubblico e politico della storia” per il personale della scuola.
Link per iscriversi: https://forms.gle/KHDF9uXyCzqWSr4y7
Scarica la locandina e il modulo per richiedere il permesso
Convegno Nazionale di Formazione
Ricordiamo che il personale ispettivo, dirigente, docente e ATA ha diritto all’ESONERO DAL SERVIZIO con diritto alla sostituzione in base all’art.36 del CCNL2019/2021 (che sostituisce gli articoli 63 e 64 del CCNL 2006/2009). Il CESP è Ente Accreditato/Qualificato per la formazione del personale della scuola (D. M. 25/07/06 prot.869, Circolare. MIUR PROT. 406 DEL 21/02/06, Direttiva 170/2016-MIUR)
—> Fai richiesta alla segreteria del tuo istituto del permesso per formazione oppure utilizza il modulo in allegato alla locandina
L’attività di formazione è stata pensata per proporre al personale scolastico una riflessione sulle fondamentali questioni della memoria e dell’uso pubblico della storia nel dibattito culturale e politico dell’intera Europa.
I nuovi conflitti, il rinnovato spazio occupato dal nazionalismo nella politica europea hanno trovato nella storia un terreno di scontro e di polarizzazione che poco spazio lascia invece al dibattito scientifico.
Esigenze già forti che risultano ancora più urgenti alla luce delle spinte che provengono dai paesi dell’Europa dell’Est che risultano portatori di una diversa memoria rispetto al Novecento.
Le storiche e gli storici presenti andranno ad analizzare il ruolo che la memoria ha avuto nel processo di costruzione politica dell’Europa quanto dei vari identitarismi.
PROGRAMMA:
8.30-9.00: registrazioni partecipanti. Introduce e coordina Jacopo Frey, CESP Bologna
- Uso pubblico della storia e politiche della memoria al tempo del revisionismo? Davide Conti, storico e consulente della procura di Bologna
- Le politiche della memoria dell’Unione europea: vecchi e nuovi paradigmi, Filippo Focardi, Università di Padova
- La resistenza femminile tra violenza e nonviolenza: dalla memoria alla pratica educativa, Elena Monicelli, Scuola di Pace di Monte Sole
h. 11.00 – 11.30 Pausa caffè
- Il calendario civile (intervento in videoconferenza), Alessandro Portelli, storico
- Politiche della storia nello spazio post-sovietico: sovranità culturale e strategie di sicurezza, Antonella Salomoni, Università di Bologna
- La memoria delle stragi e l’eredità del secondo conflitto mondiale, Toni Rovatti, responsabile del comitato scientifico dell’Istituto Parri di Bologna
13.00 – 14.00 Domande e dibattito
Abstract degli interventi
L’attività di formazione è stata pensata per proporre al personale scolastico una riflessione sulle fondamentali questioni della memoria e dell’uso pubblico della storia nel dibattito culturale e politico dell’intera Europa. I nuovi conflitti, il rinnovato spazio occupato dal nazionalismo nella politica europea hanno trovato nella storia un terreno di scontro e di polarizzazione che poco spazio lascia invece al dibattito scientifico. Esigenze già forti che risultano ancora più urgenti alla luce delle spinte che provengono dai paesi dell’Europa dell’Est che risultano portatori di una diversa memoria rispetto al Novecento.
Le storiche e gli storici presenti andranno ad analizzare il ruolo che la memoria ha avuto nel processo di costruzione politica dell’Europa quanto dei vari identitarismi.
Uso pubblico della storia e politiche della memoria al tempo del revisionismo
di Davide Conti
Nella società contemporanea, segnata dalla diffusa presenza di revisionismi, l’uso pubblico della storia si va sempre più configurando come forma di definizione del passato finalizzata al governo del presente.
Le politiche della memoria dell’Unione europea: vecchi e nuovi paradigmi
di Filippo Focardi
A partire dagli anni Novanta le istituzioni dell’Unione europea hanno sviluppato un’attiva politica della memoria allo scopo di costruire un patto di cittadinanza comunitario. Il primo pilastro di tale patto è stato edificato sulla memoria della Shoah come “mito fondante negativo” dell’Europa, strumento di tutela dei diritti umani fondamentali. Dopo l’allargamento ad est della Unione europea, è stato promosso un secondo pilastro memoriale, incentrato sul paradigma antitotalitario, cioè sull’equiparazione dei crimini del comunismo ai crimini del nazismo. L’obiettivo di creare una memoria comune europea si è però scontrato con le frizioni scaturite dalla competizione fra paradigmi memoriali differenti, dietro cui si stagliano letture diverse della storia europea e dei suoi valori di fondo.
La resistenza femminile tra violenza e nonviolenza: dalla memoria alla pratica educativa
di Elena Monicelli
La Resistenza è quel movimento che si oppone alla dittatura fascista e questo richiede di tenere presente che la resistenza è un fenomeno di lungo periodo che inizia ad essere attivo non appena si diffonde il fascismo. Non è solo una questione di opposizione armata al regime durante il periodo 1943-1945.
Mettere in relazione alcune caratteristiche generali del fenomeno e le rappresentazioni che di esso vengono tramandate con l’esperienza della resistenza femminile e soprattutto la sua relativa svalutazione può aiutare a lavorare su questioni ancora aperte in relazione ad alcune rivendicazioni che sono state lanciate in quegli anni e alle strategie che ancora operano contro l’emancipazione femminile.
Politiche della storia nello spazio post-sovietico: sovranità culturale e strategie di sicurezza
di Antonella Salomoni
Nell’intervento si porterà attenzione alla progressiva radicalizzazione, in Russia, delle politiche della storia, esplicatesi in un ampio ventaglio di misure di controllo e sorveglianza, che hanno posto la storia al servizio delle “strategie di sicurezza nazionale”. Ad esempio: definizione e tutela della “verità” e “memoria storica”; redazione di un manuale unico di storia; creazione su mandato statale di opere storiche, letterarie e artistiche, prodotti cinematografici, teatrali, televisivi, video; fornitura di servizi volti a preservare i “valori tradizionali”; salvaguardia normativa della lingua russa.
La memoria delle stragi e l’eredità del secondo conflitto mondiale
di Toni Rovatti
La metà degli anni Novanta è stata contrassegnata, in Italia e in Europa, da un momento di svolta nella prospettiva della ricerca storica sulla violenza di guerra, che ha dato l’avvio ad una massiccia stagione di studi sui massacri ai danni delle popolazioni civili, sulle politiche della memoria pubblica della seconda guerra mondiale, sulle matrici culturali e le forme della violenza politica e di guerra. A trent’anni di distanza – nel quadro di una rinnovata centralità della guerra – diviene essenziale provare a tracciarne un bilancio dei risultati e dei relativi riflessi sulla memoria pubblica. Tentare di storicizzare quella fase di rilievo negli studi sulle pratiche e le memorie della violenza di guerra in età contemporanea, ricollegandone i passaggi al quadro politico nazionale e internazionale, nonché il parallelo imporsi dell’egemonia di un paradigma incentrato sul testimone-vittima, a rischio di una codificazione semplificata e statica delle stesse memorie di guerra sulle stragi.
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