Lettera aperta “criticità della classe di concorso a023”

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Lettera aperta “criticità della classe di concorso a023”

Sosteniamo e diffondiamo la lettera aperta di insegnanti promotori del documento “Criticità della classe di concorso A023”.

Cari studenti di ogni provenienza, cari genitori, cari colleghi,

come sapete nella scuola italiana ci sono molti alunni e alunne che hanno bisogno di imparare meglio la lingua italiana, e le risorse che la scuola offre a questi ragazzi sono frammentarie, sporadiche e insufficienti.

Recentemente il Ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara ha dichiarato che formerà insegnanti specializzati per tenere corsi di lingua italiana alle alunne e agli alunni figli di immigrati che non hanno un livello “sufficiente” di padronanza linguistica. Ha anche emanato un decreto che prevede che questi corsi siano attivati in orario extrascolastico a partire dall’anno 2025-26 nelle classi in cui almeno il 20% degli studenti ha un livello di italiano inferiore all’A2. Il ministro la descrive come un’iniziativa senza precedenti per combattere l’insuccesso scolastico degli studenti e delle studentesse con back-ground migratorio e garantire la loro integrazione.

Ma ci sono alcune cose che dovete sapere. 

  1. Nella scuola italiana esiste già una categoria di insegnanti formati nella didattica della lingua italiana a stranieri e siamo proprio noi, le firmatarie e i firmatari di questa lettera. Non capiamo perché Valditara parli di formare nuove figure e ci piacerebbe molto che ce lo spiegasse. In realtà è dal 2017 che nei concorsi per la scuola compare una classe di concorso che si chiama “A023 – Didattica della lingua italiana a discenti alloglotti”. Noi insegnanti di questa materia, oltre alla laurea, abbiamo dei titoli specifici conseguiti presso alcune università italiane specializzate nella didattica delle lingue.
  2. Putroppo, se vi è capitato di vedere nelle vostre classi interventi a sostegno degli alunni di madrelingua non italiana, non siamo stati noi a tenerli. Finora questi interventi sono stati affidati a docenti di altre materie che avevano da fare ore aggiuntive, come se bastasse saper parlare italiano per saperlo insegnare, o come se insegnare lettere ad alunni madrelingua fosse la stessa cosa che insegnare lingua italiana ad alunni di madrelingua straniera; oppure, in alcune scuole, sono stati affidati a personale più o meno specializzato assunto tramite bandi con contratti iperprecari.

Come mai? Il problema è che gli insegnanti specializzati ci sono (siamo noi), ma non ci sono le cattedre: i posti per la classe di concorso A023 sono stati istituiti infatti solo nei CPIA (Centri Provinciali di istruzione degli adulti), e anche lì sono pochissimi (in genere due per ogni CPIA). Da tempo abbiamo chiesto al Ministero di istituire stabilmente un numero sufficiente di cattedre di italiano per stranieri in tutte le scuole, e di aumetarle nei CPIA, ma finora non ci hanno ascoltato.

Non siamo sicure/i che il decreto attuale stia andando davvero in questa direzione.

  1. Le dichiarazioni del ministro fanno immaginare corsi di italiano a tappeto in tutte le scuole d’Italia. In realtà il suo decreto prevede corsi solo nelle scuole in cui ci sono classi con il 20% di alunni che non hanno il livello A2: presumibilmente si tratterà di pochissime scuole, visto che in media gli alunni con cittadinanza non italiana in Italia sono l’11,2% eche per legge vanno distribuiti uniformemente nelle classi. In più molti di questi alunni sono “stranieri” solo perché hanno i genitori stranieri, ma sono nati in Italia e parlano già italiano.
  2. Anche se fossero fatti a tappeto, comunque, i corsi aggiuntivi di lingua italiana, fatti fuori dalle classi normali e solo con alunni stranieri, non sono la soluzione per combattere l’insuccesso scolastico. Le lingue, soprattutto da bambini e da preadolescenti, si imparano molto più in fretta stando in mezzo a coetanei che parlano quella lingua e in situazioni sociali che richiedono di usarla. Le lezioni di lingua aiutano, se sono fatte bene possono aiutare molto, ma non sono risolutive. Noi non vogliamo essere gli insegnanti di qualche breve corso aggiuntivo: vogliamo essere parte delle scuole a pieno titolo e dare il nostro contributo a largo raggio.
  3. I corsi di lingua non sono la soluzione anche perchè l’italiano che serve per andare bene a scuola non è il livello A2. Non solo perchè l’A2 è troppo poco, ma soprattutto perché non è solo una questione di quale livello, ma anche di quali parole, quali strutture della frase e quali abilità servono per capire le lezioni, per capire i libri, per capire le domande delle verifiche e per saper formulare una risposta corretta in italiano. La lingua della scuola è speciale, e spesso più complicata del necessario. I genitori degli alunni italiani sanno bene che anche i loro figli – e spesso persino loro, i genitori! – hanno difficoltà a capire i libri di testo, a capire le domande delle verifiche, e a capire come va articolata la risposta “giusta”, eppure il loro livello di italiano, da madrelingua, è di certo molto più alto di un A2!

Nel migliore dei casi, quindi, i corsi di Valditara saranno poco utili, creeranno frustrazione, e forse convinceranno ancora di più gli insegnanti italiani che se gli studenti stranieri anche con il corso aggiuntivo non ce la fanno, allora i loro brutti voti sono proprio meritati. Nel peggiore dei casi, serviranno a farci abituare piano piano all’idea delle classi differenziali per stranieri, o all’idea che si possa mettere – formalmente o informalmente – un prerequisito di lingua per l’accesso all’istruzione da parte delle/dei minori di origine straniera.

6. A volte i genitori italiani pensano che se i loro figli e figlie non fanno abbastanza progressi a scuola sia perché ci sono troppi stranieri in classe (o troppi alunni con disabilità, come ha detto Galli Della Loggia qualche tempo fa). Ma il problema della nostra scuola – lo dicono tutte le statistiche – è che ci sono in generale classi troppo numerose e pochi insegnanti, e che le condizioni di lavoro dei docenti  e delle docenti sono pessime:

  • Molti incarichi di insegnamento, per risparmiare, sono assegnati con contratti a tempo determinato, a insegnanti precari che cambiano scuola ogni anno, senza un reddito sicuro, estremamente stressati e ricattabili, e che spesso sono nominati con ritardo rispetto all’inizio della scuola.
  • Inoltre a  tutti/e le insegnanti, precarie e non, viene richiesto di fare sempre di più in termini di didattica e in termini di adempimenti burocratici, ma nella stessa quantità di ore, ed è materialmente impossibile lavorare bene in queste condizioni.
  • A questo si aggiunge, come dicevamo, che i libri di testo e le lezioni di tutte le materie sono poco accessibili a livello linguistico persino per gli alunni madrelingua italiani.

Cosa proponiamo allora?

Se noi docentidi A023  fossimo impiegati in tutte le scuole come membri a pieno titolo dei consigli di classe, e se fossimo messi in condizione di collaborare davvero con i docenti delle altre materie (per esempio con tempo di lavoro pagato per progettare insieme le lezioni) potremmo contribuire a migliorare l’accessibilità linguistica di tutte le lezioni, a vantaggio di tutti e tutte e non solo degli alunni di madrelingua straniera.

  1. Il ministro descrive il suo decreto come una svolta per l’integrazione, ma nelle sue nuove linee guida per l’educazione civica si parla di “patria” e di identità italiana, europea e occidentale, senza il minimo accenno alla dimensione multiculturale della società odierna. Quando diciamo che la presenza di alunne e alunni di origine straniera nelle classi è un arricchimento anche per gli italiani, non parliamo solo di arricchimento “umano”. I nostri figli e figlie dovranno vivere e lavorare in un mondo in cui persone, merci e prodotti culturali attraversano continuamente i confini. Dovranno saper comunicare in lingue diverse e con persone di lingue diverse. Avere in classe un compagno che non ci capisce perfettamente e doverci sforzare di comunicare con lui stimola capacità cognitive e comunicative molto importanti sia nel mondo del lavoro che per lo sviluppo dell’intelligenza.
  2. Come insegnanti della classe di concorso A023 ci siamo mobilitati per chiedere che i posti di lingua italiana per stranieri siano presenti stabilmente in tutte le scuole e non solo nei CPIA. Ma già con la normativa attuale, esiste la possibilità per i presidi di chiedere insegnanti di A023 come docenti di potenziamento. Non è detto che poi gli uffici scolastici regionali li concedano. Ma davanti ad una richiesta massiva di A023 da parte dei dirigenti scolastici, anche gli Uffici scolastici regionali sarebbero costretti a richiamare l’attenzione del Ministero, e i rappresentanti dei genitori potrebbero sicuramente avere un ruolo di pressione sui presidi e sugli uffici scolastici in questo senso.

L’integrazione linguistica non può essere delegata ad un insegnante solo, o a un corso di lingua esterno. Tutti gli insegnanti dovrebbero imparare a comunicare il più possibile i contenuti della loro materia anche ai non madrelingua: e tuttavia è assurdo pretendere (come si è fatto finora anche per molti altri delicatissimi compiti educativi) che lo facciano da soli e a costo zero. E’ per questo che secondo noi, in ogni scuola, meriterebbero di essere supportati da un insegnante specializzato in lingua italiana per stranieri. E’ per questo che crediamo che la nostra battaglia possa trovare il supporto dei colleghi di tutte le materie, degli studenti e delle famiglie, degli italiani e degli stranieri.

Le insegnanti e gli insegnanti promotori del documento “Criticità della classe di concorso A023”, firmata da oltre 600 docenti, studiosi e operatori dell’educazione.

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